La nascita della blockchain

Giu 13 2018
admin

Se stai leggendo questo post, è perché forse hai googlato “blockchain” e sei finito sul mio sito. Benvenuto!

Se sai già cos’è una blockchain e come è stata inventata questo post sarà poco interessante, allora ti consiglio di leggere gli altri post tecnici più approfonditi. Ma se invece vuoi sapere cos’è una blockchain perché tutti ne parlano ma non si capisce bene cosa sia e a cosa serva, allora sei nel posto giusto.

Invece dei tanti proclami pubblicitari che si vedono in giro, voglio spiegarti cos’è in un altro modo: ti racconto la sua storia.

Nel 1992, 2 universitari americani Bayer e Haber inventarono un algoritmo per creare un registro digitale le cui date non potevano più essere alterate. L’anno dopo con l’aiuto di un matematico, Stornetta, l’algoritmo fu migliorato permettendo di raggruppare insieme diverse transazioni in un solo blocco. Ma nel 1993 eravamo ancora agli albori dell’informatica moderna: Windows 95 non era ancora uscito, molti usavano ancora il Commodore 64, Apple non si era ancora affermata e quei pochi pc in circolazione erano degli Intel 286/386 con 4MB di RAM e 50MB di disco (si Mega!). Il 1993 era anche l’anno in cui faceva la sua apparizione il primo browser grafico Mosaic e la gente non sapeva nemmeno cosa fosse Internet e a cosa potesse servire. Figuriamoci se i nostri 3 universitari pensavano di poterci fare qualcosa di pratico con il loro algoritmo, che per anni infatti rimane in giro nelle università e viene usato a scopo didattico.

Finché nel 2008 la tecnologia è ormai matura e uno sconosciuto che si fa chiamare Satoshi Nakamoto pubblica un white paper nel quale illustra un sistema chiamato Blockchain che funziona proprio come quell’algoritmo inventato nel 1993 dai nostri 3 universitari. Così nel 2009 appare in un sito internet la prima moneta digitale pubblica della storia: il Bitcoin, che, guarda caso, utilizza una Blockchain come registro per le proprie transazioni. Non si è mai saputo e non si sa ancora chi sia Nakamoto, ma qualcuno pensa addirittura che dietro allo pseudonimo si nasconda un gruppo di persone, forse proprio i 3 universitari che hanno inventato l’algoritmo originale e che finalmente grazie allo sviluppo della tecnologia hanno potuto farci qualcosa di reale (anche se definire una criptomoneta “reale” è un azzardo).

Per 5 anni le criptomonete si moltiplicano sul web: oggi se ne contano un centinaio e, sebbene ormai il mercato sembra arrivato ad un punto di stasi, qualcuno prova ancora a crearne di nuove. Tutte sono basate sullo stesso sistema: una blockchain come back-end, un sito web come front-end, un programma da installare (blockchain o un fork del sorgente su Git-Hub) e si parte, sperando che i mercati monetari ne facciano volare la quotazione alle stelle.

Ma nel frattempo uno studente russo di 20 anni che abita e studia in Canada, Vitalik Buterin, si interessa al bitcoin e alla blockchain e nel 2015 presenta un progetto di una sua blockchain che ha un meccanismo un po’ diverso da quella esistente; la sua idea piace ad un imprenditore canadese che decide di finanziarlo e, insieme ad altri, creano una fondazione a Zug, in Svizzera, e danno vita ad una nuova criptomoneta: Ethereum, grazie alla quale era possibile raccogliere fondi monetari attraverso una criptomoneta: le ICO, simili alle IPO ma non regolamentate. Da quel giorno, l’interesse è diventato globale perché si era dimostrato che la tecnologia può potenzialmente essere utilizzata per fare altro, non solo bitcoin.

Probabilmente non sapremo mai chi è Satoshi Nakamoto e, sinceramente, poco ci importa. Ciò che conta è che grazie al suo Bitcoin tutti hanno iniziato a conoscere la Blockchain e tutti sono in fibrillazione per poter far parte di questa “innovazione distruttiva”.

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